17/08/14

Invito al dialogo (con droni)


Vabbé, la battuta si spreca. Anche su Spinoza ce ne sono di bellissime, che giocano sull'idiosincratica stitichezza del Movimento 5 Stelle ad impostare una qualunque forma di dialogo con il PD, a partire dal povero Bersani.Tuttavia, l'articolo di Di Battista "Isis, che fare?" è stato, come spesso accade per ogni cosa detta da esponenti del M5S, riportato in modo parziale, sottolineando esclusivamente la parte negativa de messaggio, ovvero la quasi legittimazione degli attacchi kamikaze (purtroppo il terrorismo resta la sola arma violenta rimasta a chi si ribella). Ovviamente è partito il solito coro sdegnato di chi non ha voluto cogliere l'essenza del messaggio, racchiuso nella frase "Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana".Gli esponenti del M5S non sono nuovi a proferire cazzate atomiche, ultimamente, ma uno sforzo per leggerli od ascoltarli fino in fondo andrebbe fatto. Perché dovrebbe essere così scandaloso proporre il dialogo con l'Isis quando ci siamo tutti (o in maggioranza) sentiti perlomeno vicini ai palestinesi di Gaza, vittime di attacchi di ingiustificata violenza da parte di Israele? Chi non ha mai pensato, cavoli, se mi invadono, mi buttano giù la casa con i bulldozer, mi prendono la terra, l'acqua, mi chiudono al di là di un muro e poi mi bombardano, con il benestare e gli aiuti armati dell'occidente, cosa dovrei fare se non caricarmi di esplosivo e con la forza di tutta la mia disperazione restituire un po' dello stesso terrore, della stessa morte? Credo che questo fosse il senso delle parole di Di Battista (se non ritratta tutto domani dopo essere stato sgridato da Grillo).
Allora perché non provare perlomeno a capire l'attuale situazione dell'Iraq, dopo aver scardinato la dittatura laica di Saddam per una democrazia che in realtà ha distrutto tutti gli equilibri che si erano difficilmente ricomposti durante il suo "governo"? Perché invece si parla di armare i Curdi per far fare a loro il lavoro sporco e pericoloso, lo stesso che faceva Saddam quando era un amico perché fronteggiava gli iraniani?
Sono tutte situazioni difficili, ma le soluzioni sono state tutte diverse e finora tutte sbagliate. 
Se il casino scoppia dove c'è petrolio allora si manda velocemente l'esercito (Libia, Iraq). Se non c'è petrolio o si appoggiano a parole o con finanziamenti discreti i ribelli (Tunisia, Egitto e la loro primavera araba). Se c'è Israele si tifa per lui e basta altrimenti ci ripropinano i sensi di colpa della shoah. Se c'è il rischio di bisticciare con uno più grosso, si tergiversa dignitosamente (come in Siria, dove la Russia ha posto il veto all'intervento militare ed in realtà i massacri e gli esodi sono di proporzioni bibliche, ma nessuno ne parla più). Con l'Isis niente di meglio che armare i Curdi e che si scannino fra loro. 
In realtà la vera grossa pippa viene dall'Ucraina: lì sarà difficile trovare la quadra, ma alla fine la spunterà Putin, specie con l'inverno alle porte.
Bon, ho fatto un po' di casino e me ne scuso. Tutto questo per dire che, per una volta, non sono in disaccordo con quanto ha detto Di Battista.
Haldeyde

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