11/01/09

Le palle di Tzipi

Qui mi caccio in un casino, me lo sento. Avrei fatto meglio a sfilare insieme ai nostri parlamentari di destra e sinistra che, compatti, stanno sempre e comunque dalla parte di Israele. Ma io simpatizzo per chi le prende: io tifo per Wyle E. Coyote, per Paperino e per il gatto Tom. Nei motori stavo con Barrichello, poi con Massa; perfino con Biaggi. La mia squadra è il Bologna e voto centrosinistra, provando sincera tenerezza per l'uomo veltronico. Il sostegno spontaneo agli svantaggiati è nel mio DNA.
Ma parlare della politica di Israele è come mettere in discussione la verginità della Madonna con un cattolico: quantomeno inopportuno, se non addirittura pericoloso. Il massimo che ci si può permettere è una paracula equidistanza, che spesso non ti vaccina dall'immediata etichetta di antisemita. Vedi l'antipatico D'Alema che a Matrix ha detto solo cose equilibrate, definendo sproporzionato l'intervento militare a Gaza, attirandosi gli strali della Comunità Ebraica. In quel momento i morti palestinesi erano 400 e gli israeliani uno.
Oggi, mentre scrivo, siamo a quota 900 dei quali poco meno di 300 bambini e 100 donne. I pochi israeliani sono caduti soprattutto per il fuoco amico. La signora Tzipi Livni dice che non c'è emergenza umanitaria e che i raid sono mirati. Alla faccia del suo laburismo. Infatti donne e bambini sono soltanto una metà del totale, poi cavoli loro se abitano nello stesso condominio di un militante di Hamas. I medici volontari dicono:"qui si può solo amputare, non ci arriva niente."
Non è sproporzione, è un massacro, un tiro al bersaglio su gente inerme che non può scappare perchè intrappolata in confini strettissimi.
Non ho la competenza storica per fare un saggio geopolitico sul Medioriente. Diciamo per par condicio che tutti hanno le proprie ragioni: ogni giorno coloni israeliani occupano degli insediamenti a suon di bulldozer e carri armati; ogni giorno Hamas spara dei missili Kassam. Quando vengono alle mani Israele vince, per forza. Ha le armi, i soldi ed il sostegno del mondo. Oramai è anacronistico non riconoscere lo stato di Israele, ma non si può assistere al massacro di povera gente, senza poter pronunciare nemmeno la parola "sproporzione".
Ma questa parola l'ha pronunciata anche Amos Oz, scrittore israeliano. E insieme a lui tanti illustri israeliani stanno dicendo basta, ora fermiamoci: David Grossman, che ha perso un figlio in guerra, Moni Ovadia, Avraham B. Yehoshua per citarne alcuni.
Allora basta, fermatevi. Avevate ragione e torto insieme. Se continuate avrete solo torto, perchè anche le vostre bombe, come quelle in Iraq, non sono per niente intelligenti.
Sono solo bombe.
Haldeyde

1 commento:

Gerardo Bianchi ha detto...

Scrivi meglio di come disegni.