08/09/13

Il Nobel Obama


Diciamolo.
Bombardare un paese arabo o in genere mediorientale con la scusa del vero o presunto possesso delle armi chimiche, o di sterminio di massa in generale, è un cliché noto e stranoto, visto e stravisto. 
Quando Saddam gassava i curdi, ma rappresentava il baluardo contro l'integralismo iraniano, nessun occidentale si inorridiva più di tanto. Magari la notizia manco arrivava nelle nostre case. Poi però, quando ha messo le mani sul petrolio kuwaitiano ai tempi di Bush senior, e successivamente quando è stato necessario dare un bel messaggio dopo l'11 settembre con l'altro Bush, il Dabliu, eccoti la propaganda per la quale il perfido dittatore era in possesso di armi di sterminio, magari non l'atomica, ma i gas eccome (gliele vende l'occidente, vuoi che l'occidente stesso non lo sappia?).
Anche Gheddafi, quando ha smesso di essere un amico, anzi un fratello per l'occidente, è diventato subito una minaccia con i suoi veri o presunti arsenali di gas nervino. E giù a bombardarlo.
E Assad? Già il fatto di essere il sosia di Fabio Fazio non depone a favore della sua adamantinità, ma siamo davvero sicuri che sia proprio lui il responsabile della strage di siriani, fra i quali molti bambini filmati in quelle drammatiche sequenze che stanno facendo il giro del mondo, a severo monito di quanto perfido sia il nuovo nemico del mondo? Non è piuttosto sensata la sua obiezione, quando dice che sarebbe stato un pazzo ad usare i gas nervini nelle periferie della sua città, quando il vento avrebbe potuto fare strage anche fra i suoi lealisti?
Ammettiamolo: è piuttosto difficile capire chi sia la vittima e chi il carnefice in questa opaca visione che ci viene data dai media. Re o crudele dittatore? Popolo oppresso o terroristi?
Io ammetto di non saperlo e non mi accontento delle versione monocorde dei telegiornali.
Non c'è sicuramente unanimità nell'intervento armato. Anzi, da quando Putin ha detto chiaro che se si bombarda la Siria lui sarà al fianco di Assad, parecchie voci grosse si sono fatte meno decise (vedi Hollande, ma anche lo stesso Obama).
Non c'è (ancora) uno straccio di prova contro Assad, a meno di lasciare terminare il loro lavoro ai commissari dell'ONU.
Ma il premio Nobel per la Pace lo ha detto chiaro: non c'è bisogno di altre prove, non c'è bisogno dell'OK del Consiglio di Sicurezza. C'è bisogno di dare una scossa all'economia, quindi gli USA bombarderanno.
Spero che almeno restituisca il premio.
Magari destinandolo alle famiglie dei siriani che sterminerà con i suoi attacchi mirati.
Haldeyde

7 commenti:

Alligatore ha detto...

Mi sembra un film già visto molte volte, come hai già detto tu: prima amico, poi nemico (creato ad arte, come un mostro) e giù bombe, per mettere al potere uno che sarà buono, e poi magari cattivo ...da venti, trent'anni a questa parte è così, ma, cosa da notare, l'economia non va poi così bene, quindi ... ve bene solo all'economia malata, non a noi.

Anonimo ha detto...

La solita storia..!

mr.Hyde ha detto...

Lo sappiamo tutti: il problema non è trovare i cattivi, il problema è trovare un tot di luoghi dove andare a scaricare missili, consumare tonnellate di munizioni e insomma trovare pretesti per impiegare 'articoli' bellici di ogni tipo.Obama è la conferma che ormai non esistono presidenti U.S.A liberi di opporsi alla guerra ed alle lobby guerrafondaie.Quei pochi che hanno percorso quella strada li hanno ammazzati.Insomma,un gioco sporco.
Molto divertente e ispirata la vignetta.Post approvato al 100%.

Blackswan ha detto...

Speriamo che, come è emerso stasera, si cerchi la strada della diplomazia. Ne ho le palle piene di guerre.

Haldeyde ha detto...

Mah, ho la sensazione amici miei che forse stavolta Obama farà un passo indietro. E non certo per istinto umanitaristico, ma perché Putin è stato molto chiaro: bombardate Assad ed io mi schiero con lui. Purtroppo non c'è ragionevolezza, solo equilibrio. Proprio come durante la guerra fredda.

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo, che condivido appieno! M. Grazia

Haldeyde ha detto...

Grazie M.Grazia! Torna a trovarmi.