01/01/13

Anno nuovo, deiezioni nuove


Innanzitutto Auguri di Buon Anno a tutti coloro che seguono pazientemente e compassionevolmente il mio blog: capisco che è un duro lavoro, ma a qualcuno tocca avere un po' di pietà cristiana e questo io lo apprezzo molto.
In secundis, facciamo i conti dell'anno che è appena trascorso: pessimo.
Bypassando le questioni personali, che comunque aiutano a fare del 2012 un anno significativamente scadente, dal punto di vista generale non si può dire che sia stato una delizia. I Maya avrebbero previsto la fine del mondo: molto più modestamente ci toccherà rivedere Berlusconi ancora in pista (quando in qualsiasi altro paese democratico sarebbe in galera o come minimo in una clinica per malati mentali) e Monti che sale dal suo ruolo tecnico ad un ruolo politico (era già senatore a vita, cavolo, non era politico?), per riproporci , con poche spezie differenti, il medesimo minestrone indigesto. Dimenticavo la sinistra, che si è giocata l'unica occasione di rinnovamento rottamando il rottamatore Renzi, che, perlomeno, avrebbe dato un po' di vitalità a questo ammuffito PD. Anche Grillo, verso il quale nutrivo molte speranze, si è palesato come un instabile dittatorucolo all'interno del suo movimento, inanellando comportamenti ed esternazioni che non posso digerire, pur apprezzando i principi sotto i quali inizialmente aveva dato vita all'M5S. Anche Ingroia, uomo che stimo da sempre, ha decisamente cominciato male. Ed il mio buon Di Pietro, poraccio, è inciampato su una sontuosa caccona firmata Report, dalla quale poteva uscirne candido se fosse stato capace di esprimersi in italiano. 
Sul fronte cambiamento politico la vedo quindi piuttosto male.
Il governo tecnico in Italia ha avuto l'unico pregio di toglierci provvisoriamente il governo Berlusconi dalle gonadi, facendoci per un attimo apparire seri in Europa e nel mondo. Per il resto, in nome dello spread  abbiamo dovuto sopportare ogni ricatto possibile ed ogni sacrificio immaginabile. Lo spread, questo misterioso aggeggio: non so dire se sia un bluff o una cosa seria in quanto non sono un economista, ma che da un giorno all'altro il mio debito pubblico dipenda dal cosiddetto mercato e da tre società di rating di un paese con 18mila miliardi di dollari di debito, al quale però attribuiscono la tripla A, ecco 'sta cosa non la riesco proprio a digerire agevolmente. Quando scrivevo noi abbiamo, intendevo noi del ceto medio,  perché soldi per banche e per tutelare i grandi evasori quelli si trovano sempre. Per sanità, scuola, lavoro, welfare ovviamente no. Ed il 2013 comincia male, con nuove e freschissime gabelle ed aumenti.
Per il resto, il 2012 in Italia ha portato un grosso terremoto, quello in Emilia, che proprio va ad aggiungere disperazione a disperazione. Poi la chiusura di importanti aziende italiane. Poi Marchionne e la Fiat. E la  recente scomparsa di Rita Levi Montalcini. Ed anche quella di Michael Dunford (il chitarrista fondatore dei Renaissance, ma questo interessa a me ed a pochi altri). E tante altre storie di degrado e decadenza.
Mah, ci tocca sperare bene per il 2013. Tuttavia, come diceva Piero Pelù, chi vive sperando muore non si può dire. E siccome questo blog è stato bannato, dopo tre anni di onorata presenza su OKNotizie sotto il gruppo satiraumorismocolto, posso permettermi di dirlo col mio consueto greve turpiloquio: muore cagando.
A meno che noi tutti non si cominci a vivere un po' più consapevolmente e, parafrasando il compianto Gaber,  con più partecipazione.
Auguri, 
Haldeyde



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono convinto che molte delle cose che hai scritto siano giuste, quindi le condivido.
Ma Renzi salvatore della patria..
Il prodotto Renzi ha un marchio berlusconiano inconfondibile.
Vedi il finanziatore Denis Verdini o l'ideologo di Mediaset.
Hanno tentato la furbata e la cosa non ha funzionato.
Il PD è terreno di caccia di Carlo De Benedetti e pochi altri.

Haldeyde ha detto...

Mago, non ho mai detto che Renzi sarebbe stato il salvatore della patria, ma sicuramente un rinfrescatore di un PD che sa di marcio da troppo tempo. Poi nel cambiamento si può andare meglio o peggio, ma sarebbe sempre stato almeno un cambiamento.