19/04/20

Brutto ciao


Ci insegnano, fin da piccoli, che il 25 Aprile è una festa di Resistenza, non una celebrazione dei morti. E' la memoria imperitura della Liberazione dal nazifascismo e che ha un inno: Bella Ciao.
Quindi, ricordatevi che Bella Ciao non è l'inno dei comunisti, ma l'inno dei partigiani. Essere partigiano non voleva dire essere per forza comunista, e viceversa. Certo che è più facile sentirla cantare da un popolo di sinistra che da un popolo di destra, ma non vanno necessariamente mischiate le cose.
Si canta Bella Ciao per ricordarsi di chi ha combattuto per liberarci dai fascisti. Per esempio, se qualcuno mi liberasse da tutti i fascisti odierni (in modo non violento, ovviamente, magari mandandoli a fare gli animatori in qualche villaggio turistico all'altro capo del mondo), ecco, io a questa persona canterei Bella Ciao. Idem per Isabella Rauti, Daniela Santanché e tutti i sostenitori della proposta dell'onorevole Ignazio Benito Maria La Russa. 
Ma veniamo ai fatti.
E' naturale che una festività e un inno che celebrino l'antifascismo non vengano ben digeriti da chi non ha mai mostrato ravvedimento o pudore di sottoscrivere un certo distacco da quello che è stato uno dei più terribili e liberticidi momenti della storia italiana. Quindi è naturale che con la primavera e l'esplosione dei pollini, tutti gli anni, da 75 anni, scoppi una pruriginosa allergia a questa festività, giudicata, dai suoi delatori, come divisiva
Certo che in un certo senso è divisiva: divide chi ama la Libertà e vuole celebrarla, dai fascisti. Tuttavia, è al contrario unificatrice fra coloro che ripudiano il fascismo.
Quindi anche quest'anno, puntuali come il polline, i nostalgici del fascismo, in piena crisi mondiale da Covid-19, per bocca dell'onorevole Ignazio Benito Maria La Russa tornano a dire la loro, ovvero che il 25 Aprile è una festa di odio e divisione, bla, bla, bla. 
Certo che fa effetto sentire parlare di odio e divisione da uno che ha come secondo nome Benito, e che si è sempre distinto nella vita politica e parlamentare per l'aggressività dei toni e la violenza verbale (e non solo). Non voglio ripercorrere la storia di La Russa, a partire dal padre (segretario del partito fascista in Sicilia negli anni '40), dal quale avrà ereditato una certa passione per l'autoritarismo, alla sua carriera nel MSI, fino alla sua apoteosi da Ministro della Difesa nel governo Berlusconi IV. Per questo c'è internet.
Lo vorrei ricordare, ma non ho tempo e voglia, per i suoi strepiti in Parlamento, per la sua arroganza nel non chiedere scusa alla famiglia Cucchi dopo aver difeso con i suoi consueti modi garbati l'operato dei carabinieri (quelli che poi verranno condannati), per i suoi modi violenti non solo verbali (vedi i calcioni tirati a Corrado Formigli durante un suo tentativo di porgli domande scomode) e per tante altre cosucce. Anche per questo c'è internet, quando vi difetta la memoria.
Comunque, questo signore è da due anni Vicepresidente del Senato, pertanto, con l'avvicinarsi del 25 Aprile io vengo pervaso da un afflato patriottico e quindi evito di vilipenderlo.
Lui, il suo afflato patriottico, più una scoreggia che un afflato, lo espleta sciacallando sul Covid e proponendo che la festa della Liberazione diventi una specie di duplicato del 4 Novembre (Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate), con tanto di abolizione di Bella Ciao per un ben più militaresco La Canzone del Piave, con tanto di flash mob da tutti i balconi. 
Per evitare che lo si contesti per il volontario equivoco, ha anche pensato di mettere insieme le vittime del Covid-19 alle vittime di tutte le guerre. Vorrei chiedergli che cazzo c'entra la Canzone del Piave con il Covid, ma vorrebbe dire tentare di impostare una specie di ragionamento con un orso che vuole sbranarti.
Giustamente la Sinistra, ed anche il PD, fanno presente che è un po' come mischiare le vittime con i carnefici, come non distinguere chi stava dalla parte giusta della libertà e chi stava con i nazifascisti.
L'ennesimo tentativo che non andrà a buon fine, cari amici fascisti. Ma voi riprovateci pure anche il prossimo anno.
Bella Ciao è una canzone bellissima, che viene cantata in modo struggente in tutte le parti del mondo.
Io ho quasi pianto quando l'ho sentita ne La Casa di Carta. Credo che anzi, nel mondo, sia amata in modo ancora più puro proprio per quello che significa, senza ambiguità o divisioni.
Quindi, cerchiamo di non accettare provocazioni dai vari sciacalli. Il Covid deve unirci, certo, ma non per diventare fascisti. Nessuno sconto, nemmeno di questi tempi.
Haldeyde


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